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Shin Gyō Sō - L’importanza dello stile per una coerenza estetica

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Fino alla fine dell'era Meiji (1868-1912), e ancora prima in Cina, l'estetica giapponese utilizzava catalogare oggetti e situazioni basandosi su tre differenti approcci legati al modo più o meno formale di esprimersi, presentare o fare qualsiasi tipo di attività riguardante la vita di tutti i giorni, l'ambito artistico o i momenti più ufficiali: Shin   Gyō   Sō  
Originariamente questo sistema, veniva applicato solo alla calligrafia poi fu esteso alla vita e al comportamento delle persone e infine al modo di realizzare manufatti o opere artistiche e creative.
Shin Gyō   Sō -  L’importanza dello stile per una coerenza estetica
Fino alla fine dell'era Meiji (1868-1912), e ancora prima in Cina, l'estetica giapponese utilizzava catalogare oggetti e situazioni basandosi su tre differenti approcci legati al modo più o meno formale di esprimersi, presentare o fare qualsiasi tipo di attività riguardante la vita di tutti i giorni, l'ambito artistico o i momenti più ufficiali: Shin   Gyō   Sō  
Originariamente questo sistema, veniva applicato solo alla calligrafia poi fu esteso alla vita e al comportamento delle persone e infine al modo di realizzare manufatti o opere artistiche e creative.

Nella calligrafia, ad esempio, lo stile formale (Shin) è caratterizzato da degli ideogrammi molto lineari e squadrati, con tratti scuri e ben marcati, che corrisponde in linea di massima, al nostro stampatello.
Lo stile sō rappresenta invece uno stile di scrittura più veloce è libero. La libertà di scrittura di questo stile permette di omettere alcuni tratti dei Kanji che lo rendono più difficile da capire ed interpretare, ma sicuramente più bello da vedere. I tratti molto più leggeri e sciolti e possono essere paragonati a un nostro corsivo molto personalizzato.
Nelle scuole viene insegnato lo stile Shin e usato da tutta la popolazione, molti riescono ad usare lo stile Gyō, mentre chi non ha seguito particolari studi riesce, a fatica ad interpretare, quello Sō.  
Il rispetto e la formalità nei rapporti interpersonali sono estremamente importanti
nella vita giapponese, ad esempio un atteggiamento particolare che suscita curiosità in occidente è il modo di salutare usando l’inchino, che il giapponese offre in occasione di un incontro o una presentazione
Anche in questo rituale, i tempi e l'atteggiamento più o meno umili saranno gestiti in base alla formalità da trasmettere alla persona o all'evento da affrontare.
L’ampiezza e i tempi dell'inchino saranno soggetti alle regole dello Shin, pertanto un inchino formale sarà molto più lungo e prostrato rispetto ad uno informale e di uso quotidiano.
Nel mondo della creatività e dell’arte questi concetti hanno avuto un ruolo determinante nel qualificare e classificare prodotti artistici, architettonici e culturali in base al rigore più o meno accentuato delle forme e dei materiali utilizzati: le linee nette chiare e ben definite rappresentano lo stile Shin, le linee curve interpretate e irregolari quello Sō, lo stile Gyō si troverà sempre tra i due estremi.  

Anche la qualità dei materiali viene distinta in formale, cioè resistente robusto e duraturo e Sō che rappresenta attraverso l'inferiore resistenza il concetto di impermanenza e transitorietá delle cose.  Quindi oggetti e gli elementi utilizzati nella composizione artistica e creativa avranno un aspetto più o meno formale in base alla forma quindi allo stile e al materiale con cui sono realizzati.
Le linee rette, gli spigoli acuti e il concetto di ridotta asimmetria appartengono allo stile Shin e caratterizzano i manufatti e le opere di architettura, paesaggistica e artigianato; le forme meno regolari smussate, arrotondate e naturali definiscono invece lo stile Sō che allontanandosi dalla formalità interpreta in maniera più diretta le forme della natura e l'interpretazione dell' artista.
Dal punto di vista storico invece, gli oggetti Shin sono quelli che hanno mantenuto la forma originaria dei paesi di provenienza, particolarmente Cina e Corea, mentre quelli Sō dopo il loro arrivo in Giappone hanno subito dei cambiamenti nella forma e nei materiali acquisendo un carattere è uno stile unico e inconfondibile.

Definire un'opera in base allo stile permette di identificare la linea stilistica adottata nell' abbinamento tra gli elementi che la compongono.
Pertanto a un manufatto o un'opera di tipo Shin verranno attribuite estetiche compositive tipiche di questo stile. La classificazione per stili può avere una ulteriore sottodivisione in cui ogni stile può essere abbinato a sé stesso e ad ognuno degli altri due ottenendo in tutto nuove possibili categorie, riferite alle nove posizioni del Buddha Amida. La prima identificazione si riferirà allo stile principale la seconda o al materiale o al tipo di oggetto o elemento usato in caso di composizione.

Nell'arte del bonsai questi stili aiutano in maniera determinante nella scelta riguardante elementi, forme, e oggetti, da comporre ed abbinare in modo da mantenere sempre una corretta coerenza estetica e stilistica, mischiare gli stili nella stessa composizione risulterebbe pertanto poco gradevole sia esteticamente che culturalmente.
Seguendo il principio di questi stili, i bonsai verranno catalogati secondo: lo stile, l’essenza e il carattere
Un albero eretto formale sarà quindi di stile Shin mentre la sua classificazione come albero dipenderà dalla sua essenza e dal suo carattere; una conifera con carattere maschile sarà di tipo Shin-Shin, mentre se l’albero fosse una caducifoglia sarà Gyō-Shin e così via.
Per seguire una linea di coerenza estetica ad un albero di stile formale, quindi uno stile chokkan, in fase di realizzazione verranno associate scelta che caratterizzano la linearità del tronco e la formalità delle forme ad esempio nella formazione dei palchi fogliari o nella realizzazione del legno nudo.
Anche la scelta di tutti gli accessori, che verranno abbinati all'albero, sarà fatta seguendo questo criterio, pertanto il vaso avrà linee severe spigolose regolari è dello stesso tipo sarà il tavolino che verrà usato in esposizione.  Anche gli altri elementi utilizzati nell'esposizione saranno di tipo Shin, per quanto riguarda il Kakejiku lo stile sarà determinato dalle cromie e dalla definizione: una calligrafia marcata sarà formale così come un dipinto di tipo policromo con forme nette e ben definite. Anche l'elemento di compagnia sarà scelto con uno stile formale in base alla tipologia che se ne farà uso. Gli stili diventano di fondamentale utilità nella scelta dei diversi elementi e alberi nelle composizioni shohin.
L’albero principale sulla parte alta dell’ espositore sarà di tipo Shin (tutte le sottocategorie escluso il Shin – Sō), nella parte interna dell’espositore verranno usati alberi di tipo Gyō (con sottocategorie annesse) ed infine esternamente elementi di tipo Sō come accompagnamento.
Se decidessimo di usare un albero Gyō nella parte più alta dell’esposizione dovremmo evitare che sia Gyō -Sō, e in questo caso all’interno dell’esposizione, non useremo nessuno albero di tipo Shin.
L’uso di  Bunjin anche di stle Shin è sconsigliata nella posizione alta dell’espositore.
Anche per i vasi ed i tavolini possono essere associati a queste categorie e sottocategorie e questo ci aiuterà  ad abbinare questi ele-menti all’albero in maniera più coerente.                                                                    .
I vasi vengono catalogati prima per forma e poi per finitura, pertanto l’abbinamento all’albero va fatto tenendo conto dello stile principale.
I vasi in stile Shin saranno squadrati, realizzati in gress di tonalità opaca; quelli di stile Gyō saranno di forma smussata e realizzati in gress con finitura smaltata, mentre i vasi Sō avranno una forma tonda (quadrata o esagonale) e una finitura grezza. Come abbiamo già detto i vasi vengono catalogati prima per forma mentre la finitura determinerà la sottocategoria; ad esempio un vaso squadrato smaltato sarà di stile Shin- Gyō mentre un vaso tondo opaco sarà di stile Sō-Shin.

Dallo Shin al Sō non vi è soltanto un salto stilistico, una maniera differente di interpretare lo stile o le forme di riferimento di un'arte specifica, ma la coscienza artistica di una evoluzione dalle conoscenze basilari dell'arte alla sua interpretazione. L'inizio del percorso artistico comincia con l'apprendimento delle tecniche, dei materiali, e dei concetti basilari estetici dell'arte, questa prima fase riguarda il periodo Shin dell'artista, in cui la sua formazione viene consolidata e vengono gettate delle solide e concrete basi della sua crescita, è la fase in cui si impara il mestiere e tutta l'artigianalitá che lo caratterizza. La naturale evoluzione, frutto di impegno e costanza, porterà verso una trasformazione personale, in cui incomincerà ad affiorare il talento, la creatività e la sensibilità che porteranno inevitabilmente verso una prima presa di coscienza delle proprie capacità di esprimere l'arte in maniera matura.
Questa è la fase che caratterizza il periodo Gyō, ovvero il periodo di mezzo e della presa di coscienza della concretizzazione delle proprie capacità artistiche.
Adesso l'artista è pronto a passare a quella fase in cui emerge la propria visione essenziale, stravagante e anticonformista dell'arte che permette di far emergere quello stile personale che  caratterizza e contraddistingue  l'arte quale frutto di una marcata soggettività.
Il concetto fondamentale è che queste tre fasi vengano vissute e sperimentate in successione: essere Gyō e soprattutto Sō senza aver vissuto il periodo Shin è una condizione poco concreta e priva di credibilità, che sfortunatamente oggi si verifica  abbastanza di frequentemente ed ”eleva” a ruolo di artista chi non ha le basi e l’esperienza per potersi reputare neanche artigiano.




 
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